28/9_ I marginali

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Confini, margini eretti a difesa per debolezza o comodità sfruttando il ruolo, prevalentemente, tengono il prossimo a distanza.

Chi si trova tra due confini difesi, al margine, può rimanerne schiacciato.

I marginali sono solo sintomi della società.

Solo l’inclusione cura, solo mettersi in gioco include. (bisogna) Giocare a tenere i sensi allenati.

25/9_ prigioni

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Con i Prigioni rappresento quell’involucro che è tra noi e gli altri. Che è strutturato dal carattere e dal ruolo. Tiene gli altri ad una distanza strategica. Per noi, Protegge il nostro più profondo essere dalla paura degli altri. Un muro, un confino personale. E tanto più è grande tanto più si intravede la fragilità di chi lo erige. Grandi persone della storia hanno ridotto questa distanza fino a renderla nulla. A far coincidere il confine con la propria pelle. Tra tutti cito Basaglia, ovviamente, che ha in più cercato di deistituzionalizzare alche i rapporti. Mettendosi in gioco ed insegnando a farlo.

I Prigioni di Michelangelo emergono dal marmo ed in parte ne rimangono ancora ricoperti. Noi, con i nostri gusci, siamo ancora più difficili da liberare.

Sette mesi, da oggi

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Questa personale è in realtà una collettiva. E viceversa.

E la documento da oggi.Il fatto è che lavoro su piani diversi, da una parte l’elemento istintuale e l’indole. Primitivo come livello ma necessario da esprimere, poi, il piano ludico, di esperienza e gioco che non può fare a meno di sperimentare e prepara il nuovo. Infine il distillato, lavoro che soddisfa me. Che mi permette di chiudere un percorso e ricominciare una nuova fase istintuale, una ludica e così via.Tutto è parte del lavoro. Ho imparato a capire che i diversi linguaggi sono indispensabili ad esprimere le diverse fasi ed esigenze.Il mio lavoro è solo tale. Arte è un sigillo troppo prezioso da apporre. Il lavoro è invece materia di confronto e di crescita e ringrazio chi ha la pazienza di parlare con me e confrontarsi. Chi si metta in gioco e mi dia un segnale di ritorno. Ho una forte simpatia per chi condivide i propri acerbi pensieri.

China acquarellata su cartone. 10 x 15cm.

Sorgente: Sette mesi, da oggi

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Le gambe e le braccia intorpidite e l’ostinato tentativo di rilassarle in un silenzio ovattato.

Rannicchiato per occupare meno spazio possibile. Gli occhi sono chiusi ma potrebbero anche essere aperti. Il buio che avvolge così fitto da rendere inutile aprirli. Il respiro forzatamente regolare e silenzioso. La tensione è combattuta per la necessità di sopravvivere. È necessario non farsi prendere dal panico. In questa posizione stiparsi nel fondo del proprio spazio e vegetare in attesa che passi.

Il panorama è una distesa di gusci apparentemente vuoti.

Folla di involucri che dà vita a questa comoda città. Determinata a non farsi incrinare dai racconti che suo malgrado arrivano. Dal mare, dalla rete. Racconti distanti di chi sta combattendo per i propri diritti. Diritti tenuti lontani da questa distesa di gusci. Con l’aiuto della paura.